Il quarto album del
cantante, pianista e compositore Peter Cincotti intitolato “Metropolis”,
potrebbe essere percepito come una virata verso il pop del giovane crooner
attivo sulla scena internazionale da circa un decennio. Ma Cincotti vede
“Metropolis”, del quale ha scritto tutte le dodici canzoni, come una naturale
evoluzione del suo percorso musicale. Cincotti aveva solo 18 anni quando, nel
2003, il suo omonimo album di debutto lo portò alla fama internazionale. Peter
ricorda: «Ero circondato da un sacco di persone che volevano che ripetessi le
stesse cose, che facessi sempre lo stesso disco. All’epoca avevo molti idoli
dello stampo di Sinatra, e ne ho ancora, ma si trattava solo di una parte di
me, di una stanza della mia casa. Non ho mai voluto vivere solo in quell’unica
stanza. Potrei tornarci, ma volevo anche scoprire il resto della casa per
continuare ad aggiungere e ad esplorare nuove camere, piuttosto che star seduto
sul divano. Anche con il primo album, il mio obiettivo era quello di trovare un
approccio personale al jazz. La musica per me è creare qualcosa, non
ripeterla». In realtà, Cincotti vede il suo percorso musicale non come una
linea retta, ma come una serie connessa di cerchi, in qualche modo paragonabile
alle basi di un campo da baseball. Il suo primo album e il suo seguito, “On the
Moon”, lo hanno riportato insieme alla casa base, al punto di partenza. Poi,
con “East of Angel Town” del 2007, primo album di materiale esclusivamente
originale, Cincotti si è allontanato dal jazz per esplorare l’universo pop,
Questo nuovo lavoro rappresenta il seguito ideale del precedente e completa
quindi un nuovo cerchio, rendendolo pronto a nuove esplorazioni.
Per Cincotti, il primo
passo per registrare “Metropolis” è stato trovare il produttore giusto e
la scelta è caduta su John Fields. «Ho incontrato un sacco di persone» spiega
Cincotti «ma non appena ho incontrato John, siamo subito andati d’accordo. Ha
prodotto una così ampia varietà di musica - da The Jonas Brothers e Miley
Cyrus, a Switchfoot e altri gruppi rock - e una volta che ho avuto modo di
conoscerlo, ho scoperto che c'era questo lato completamente diverso di lui che
era immerso nel sound blues-funk di Minneapolis. Tutti questi diversi
elementi sono stati fondamentali per questo disco, ed è stato entusiasmante
collaborare con qualcuno che parla così tanti diversi linguaggi musicali».
Anche se l’omonima
traccia "Metropolis" è stata l'ultima ad essere registrata, essa
esprime il tema dell’album, che esplora le gioie e i mali dell'esperienza
urbana contemporanea da diverse prospettive. Nelle intenzioni di Cincotti
l'album vuole essere rappresentativo di come viviamo oggi. Non si parla di una
città particolare, ma del paesaggio urbano in generale, la cui varietà si
riflette nei brani. I brani spaziano da temi sociali e collettivi (come
“Graffiti Wall”, “World Gone Crazy” o “My Religion”) , ma non manca la
dimensione intima e romantica (“Take a Look Good”, “Before I Go”, “Do or Die”,
“Fit You Better”). Ciascuno dei dodici brani dimostrano la crescente abilità di
Cincotti e la sua maturità come autore, che si esprime appieno in un progetto
compiuto e coerente. Non a caso lo stesso Cincotti invita gli ascoltatori ad
ascoltare non solo i singoli brani, ma l’intero album. «Spero che la gente
prema il tasto 'pausa' sulla follia della propria vita quotidiana e apprezzi
pienamente l'intero album. È una richiesta non da poco ai nostri giorni,
ma questo album è incentrato tutto sulla creazione di un altro mondo, il mondo
quasi mitico di Metropolis, e io voglio che la gente senta di aver
effettivamente esplorato quest’altro mondo».
Tracklist:
1.
Metropolis 4:24
2. My
Religion 3:48
3. Do Or
Die 3:47
4. Take A
Good Look 4:16
5.
Nothing's Enough 3:44
6. Magnetic
4:07
7. Graffiti
Wall 3:40
8. Fit You
Better 3:21
9. Madeline
4:00
10. World
Gone Crazy 3:23
11. Forever
And Always 4:11
12. Before
I Go 3:34
1 commento:
Grazie per il tuo post!!!!! :)
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