mercoledì 6 maggio 2015

Sam Paglia Trio – Funkenya! Hip club Records/Flipper Music



Settimo disco di studio per Sam Paglia a quasi 20 anni dai suoi esordi musicali dopo una giovanile esperienza come cartoonist a Londra.
Classe 1971 e conosciuto soprattutto come il “Padrino della lounge music” o il re dell'Hammond sound made in Italy, in questo nuovo lavoro Sam si stringe ai suoi musicisti fedeli nel numero perfetto, il 3, il Trio.
La matrice di “Funkenya!”, questo il nome del nuovo album,  è strettamente funk, nella sua forma più ruvida e irresistibile, quasi rock, senza troppe concessioni ad arrangiamenti patinati e barocchi. “Funkenya!” è un'isola ideale per fuggire all'appiattimento odierno del panorama musicale di questo Paese e al suo conseguente riflesso radiofonico che, salvo rari casi, non lascia troppi margini all'immaginazione e alla creatività, fugge da certi schemi opprimenti. “Funkenya” è  una bolla protettiva costruita a suon di Hammond, Clavinet e piano Wurlitzer con la complicità della robusta batteria di Simone ( il fratello di Sam) e la chitarra e la voce di Francesco Minotti ( che canta i 4 brani non strumentali del disco).
Il disco è un bel viaggio nei suoni afroamericani tipici della scena soul-funk anni 70 con una sterzata su varianti particolari quali la psichedelica in “Funkenya!” ( che sembra un brano a metà strada tra Fela Kuti e Mulatu Astatke), Wiley ( un brano soul bianco tra i Doobie Brothers e Paul Weller) o la ballad soffice “Sorry Baby” che per tipologia si distacca dal mondo funk e diventa genere a se' (la capacità del Sam Paglia Trio di essere loro stessi anche in ambiti diversi tra loro, fa parte della peculiarità del gruppo a volte rischiando anche di non poter venir catalogati in un genere preciso).
In breve si tratta di un disco molto ben suonato, molto ritmico e mai ostaggio di eccessive evoluzioni tecniche o lunghi assoli. L'organo Hammond è molto presente ma con registri sempre diversi  e ben dosati (da quello dinamico e percussivo alla Jimmy Smith, fino al suono più gospel alla Billy Preston, per passare a quello acido e funk dei Meters).
12 tracce, 4 cover (quattro brani di quattro maestri del soul funk dei primi 70': Donny Hathaway  con Valdez in the country, Bill Withers con Kissing my love, Clifford Coulter con VJC, The Meters con Can you do without) per 43 minuti di musica che scalda l'anima, musica che ha il pregio di non invecchiare perchè sempre moderna e capace di compiere il miracolo piu' antico: far ballare e divertire.
Nessun recupero nostalgico dunque, nessun museo delle cere dove sospirare dei bei tempi andati ma un onesto proseguo di una buona musica funk ben suonata.
Una sfida non da poco in questo panorama di proposte musicali fragili e fenomeni modaioli dettati da un'industria incapace di rinnovarsi e ormai al collasso. Consigliato. 8/10

Aldo Buscaglia- Rocchenrolla.

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